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Il lavoro coi minori in difficoltà e con la famiglia
Il lavoro con il bambino deve essere pensato e progettato su due livelli differenti. Il primo, che definiamo scenario educativo, di stretta competenza dell’educatore, sarà focalizzato sul raggiungimento di obiettivi educativi coerenti con i problemi espressi dal minore. Il secondo che definiamo “processo di rilevazione”, sarà mirato all’approfondimento delle caratteristiche e della natura del disagio del bambino.
La capacità dell’educatore di empatizzare e di entrare in contatto con la sofferenza potrà aiutare il ragazzo a comunicare le proprie difficoltà anche attraverso la verbalizzazione; si dovrà comunque cercare di favorire la rivelazione di esperienze traumatiche, al fine di poter collaborare con la rete degli operatori in campo in una logica di tutela del minore.
L’azione rivolta alla famiglia: si lavora con genitori che fanno fatica a riconoscere le proprie difficoltà, a vedere il disagio e la sofferenza dei figli, ad accettare aiuti, sostegni, consigli.
L’educatore dovrà utilizzare tutto il proprio bagaglio di competenze relazionali ed emotive per superare le resistenze dei genitori ad accedere a una relazione di fiducia e sostegno.
Particolarmente importante è definire ciò che ci si aspetta dai genitori, in riferimento al loro coinvolgimento nel progetto di aiuto e sostegno al minore. È possibile individuare quattro scenari a seconda del rapporto che si cerca di instaurare tra operatori e genitori:
rapporto di delega, l’educatore aiuta e sostiene il minore in una o più aree nelle quali il genitore incontra difficoltà e quest’ultimo autorizza e accetta tali interventi (ad esempio, il bambino ha un insufficiente rendimento scolastico e il genitore lo accompagna con regolarità al centro diurno dove può essere aiutato dagli educatori);
rapporto di affiancamento, l’educatore affianca il genitore nel gestire aspetti inerenti l’educazione del figlio e il genitore accetta tale supporto;
rapporto di collaborazione, l’educatore propone al genitore strategie per affrontare di comune accordo alcune difficoltà del minore e il genitore accetta e rispetta l’alleanza educativa;
rapporto di condivisione, l’educatore evidenzia difficoltà e problemi inerenti il minore che necessitano di ulteriori interventi (ad es. di tipo psicologico); il genitore riconosce i problemi e accetta altre forme di aiuto per affrontare le criticità segnalate.